Nella serata di Martedì 26 Novembre, sono stata assieme alle ragazze della comunità educativa “Armonia” ad un incontro tenuto dall’associazione “Ema Pesciolinorosso”, svoltosi a Sandrigo.
Nel caso non conosceste questa associazione, vi invito assolutamente a scoprirla.
Nata per volontà di papà Gianpietro, il cui figlio Emanuele si suicidò in seguito all’assunzione di una dose di droga sintetica che, probabilmente, lo fece andare “fuori di sé”.
L’incontro con questo padre, il cui racconto risulta tanto sincero quanto crudo, fa profondamente riflettere. Mi hanno toccato tanti degli argomenti da quest’uomo trattati, ma in particolare il messaggio che è passato forte e chiaro, è stato quello di dare sempre il meglio di sé stessi nella vita di tutti i giorni e soprattutto nei rapporti interpersonali.
A volte dilungarsi in tanti discorsi serve a gran poco se prima non si è chiesto al nostro interlocutore come stia veramente e a volte, come nel caso di papà Gianpietro, dedicare cinque minuti in più ad una persona cui vogliamo bene, può veramente fare la differenza.
Emanuele da ormai sei anni è mancato all’affetto dei suoi cari e da quel tragico evento il padre ha avuto la forza di fare i conti col passato fatto sì, di amore, ma anche di tante mancanze ed errori. Ora lui gira per tutta la penisola a raccontare la sua storia e quella di Emanuele, per cercare di consapevolizzare i giovani al fatto che a volte un errore o una bravata possono risultare fatali e per dire ai genitori che bisognerebbe imparare più spesso a chiedere ai propri figli come stanno, cosa gli passa per la testa, perché domani può essere davvero troppo tardi e lui l’ha provato sulla sua pelle.
Ascoltare quella storia e quelle parole avendo affianco le ragazze della comunità, loro che sanno quanto faccia male la rottura di un legame familiare, mi faceva un effetto che non saprei come definire a parole… inspiegabile!
Concludo condividendo con Voi un episodio che il padre di Emanuele raccontò:
“Sono andato a vedere il punto in cui ti sei lanciato.
Stanno cercando di capire cosa può aver scatenato in te quei 5 minuti di follia. Spero davvero anch’io di trovare una spiegazione.
Ma possibile che in quell’attimo di follia non ti sei ricordato del pesciolino?
Avevi 6 anni ed uno dei pesciolini dello stagno stava galleggiando mezzo morto. Allora ti avevo convinto, dopo mezz’ora di spiegazione, a portare il pesciolino rosso al fiume perché probabilmente li si sarebbe ripreso. E l’abbiamo portato proprio a fianco del bar Caligola e nel punto esatto dove tu ti sei buttato domenica e lo avevi gettato in acqua. Il pesciolino si era messo a nuotare quasi avesse trovato nuova vita, ma improvvisamente un’anatra lo aveva preso in bocca e scodinzolando allegra se n’era allontanata mangiandolo. Come piangevi e come ti eri arrabbiato con me. Io non riuscivo a trattenermi dalle risate. Ma dico io, possibile che in quel punto in quel momento di follia quando ti sei lanciato non ti è venuto in mente questo episodio? Che non ti sia per un attimo venuto in mente il tuo papà?”
Giorgia Rampon