Caro lettore, è da quasi un mese che ho iniziato ad aiutare le donne della Comunità “Iris” con lo studio della lingua italiana. Imparare una nuova lingua non è mai semplice, specie se quella italiana.
Per la persona straniera che vuole imparare l’italiano, l’unico desiderio è quello di parlarlo nel più breve tempo possibile. Un desiderio condivisibile, se si pensa alla grande utilità di potersi muovere ed interagire in un Paese come il nostro, dove la cultura e le tradizioni sono così fortemente presenti. Il problema, infatti, non è tanto quello di imparare a parlare immediatamente la lingua italiana, quanto quello di farsi capire in modo semplice ed immediato. Spesso e volentieri mi ritrovo a comunicare con loro mediante sguardi o sorrisi.
Insegnare l’italiano come seconda lingua in situazioni di migrazione significa anche avere a che fare e gestire le diversità dei tragitti, di cultura e di storie personali. Le diversità sono presenti nel mondo fin dai tempi antichi e riguardano gli aspetti più vari della società. Il carattere di una persona, il suo stile, il modo di pensare e la lingua.
Essere diversi richiede molta forza, un grande carisma e a loro (le donne della Comunità “Iris”) questo non manca. Purtroppo nella società odierna distinguersi dal senso comune, da ciò che è ritenuto normale dalla maggioranza delle persone, comporta spesso l’essere guardati con diffidenza e diventare vittima di pregiudizio. Ho capito quanto sia indispensabile creare un clima di totale comprensione e accettazione senza nessun giudizio.
Ho capito che alle volte per insegnare una nuova lingua è più importante lo sguardo di chi sa guardare e sa andare oltre all’ostacolo del linguaggio.
Sonia Callipari