A tre mesi dall’inizio di questa esperienza mi sento di fare una riflessione che va in un senso leggermente diverso rispetto a quelle dei miei precedenti articoli.
Spesso quando racconto a qualcuno dell’esperienza che sto vivendo presso la comunità educativa per minori “Armonia”, le risposte che mi sento più frequentemente dare sono: “che coraggio!”, “sei brava!” oppure “io non so se ce la farei…”. Ed io spesso ribatto spiegando che sto vivendo questa esperienza come una possibilità di mettermi alla prova, rispetto alla mia futura professione e rispetto a me come persona.
Ho intrapreso questo percorso con molto entusiasmo, sentendo addosso anche un certo senso di responsabilità nei confronti delle persone che avrei potuto trovare all’interno di questa struttura, ho intrapreso questo percorso piena di energia e grinta.
Però come spesso accade, nei “sentieri” che si percorrono, non si può dare per scontato che non ci sia la possibilità di incontrare qualche ostacolo.
Infatti allo scoccare dei miei tre mesi di Servizio Civile, mi sono trovata in una situazione che mi ha duramente messa alla prova… nulla di straordinario, fa tutto parte dell’ordinaria amministrazione all’interno delle comunità di questo tipo, però per me è stata una “prima volta”!
Dopo l’episodio mi sono sentita estremamente scoraggiata e sentivo di aver perso quelle famose motivazioni di cui accennavo prima.
Poi però mi sono ricordata di una parolina: “RESILIENZA”… cosa vorrà dire?
In psicologia la resilienza è la capacità di una persona di far fronte e reagire nel momento in cui si trova di fronte ad una situazione di difficoltà.
Ecco, così ho pensato che dovevo essere forte e non lasciarmi travolgere passivamente dagli eventi, ho deciso di rimescolare le mie carte e di rimettermi in gioco.
E finalmente ho capito perché le persone con cui parlo mi dicono stupite che sono brava e coraggiosa nell’affrontare questo percorso!
Giorgia Rampon