Sono già trascorsi per me quasi tre mesi di servizio civile e in questi ultimi giorni, ho avuto modo di comprendere quanto sia fondamentale credere e dare fiducia alle persone, soprattutto se si presta servizio a favore di soggetti che stanno vivendo in condizioni di fragilità. In merito a questo tema, durante il primo giorno di formazione generale io e le altre volontarie di servizio civile assieme alle nostre OLP (operatori locali di progetto), abbiamo guardato una parte del cortometraggio “Il circo della farfalla”. Si tratta di un film del 2009 diretto da Joshua Weighel, il quale mi ha fatto riflettere molto e ora vi spiegherò il perchè. Esso racconta la storia di Will, un giovane privo di arti superiori e inferiori che viene costretto a presentarsi al pubblico come fenomeno da baraccone. A salvarlo da questa condizione parecchio umiliante sarà Mendez, direttore di un circo, che lo aiuterà a credere in sé stesso con l’obiettivo di farlo partecipare al suo spettacolo itinerante. È qui che Will si metterà in gioco per dimostrare che, se si crede nelle proprie capacità, si può arrivare a fare qualsiasi cosa. Di questo breve film, mi ha colpito molto l’atteggiamento di Mendez il quale, fin dall’inizio, non prova pietà per Will ma, al contrario, lo lascia da solo ad affrontare le difficoltà legate alla sua disabilità. Questo con lo scopo di farlo reagire, di spronarlo a credere nelle sue capacità, di renderlo in qualche modo autonomo.
Anche quando si lavora a stretto contatto con persone “fragili” spesso la prima cosa che ci viene in mente di fare è aiutarle, a prescindere da tutto. Spesso, sbagliando, si arriva perfino a sostituirsi a quella persona andando a costruire non una relazione di aiuto, quanto più una relazione basata sulla dipendenza. Questo non aiuta la persona anzi, la indebolisce ancora di più ed è per questa ragione che diventa necessario promuovere un atteggiamento positivo e di fiducia. Infatti, quando la persona si sente supportata nel modo giusto è più predisposta a mettersi in gioco, a dare il meglio per migliorare la sua condizione, raggiungendo quindi il cambiamento di cui ha bisogno. Tutto questo, ruota attorno al concetto di “empowerment”, il quale può essere definito come un processo nel quale delle persone che si trovano in una condizione di svantaggio scoprono ed esercitano la loro capacità di azione e il loro “potere”. Tutti quindi abbiamo un “potere”, che è quello di mettere in campo le nostre risorse per far fronte alle difficoltà che incontriamo nel nostro cammino.
Purtroppo, in alcuni casi, le persone perdono questo “potere” e risultano incapaci di reagire dinnanzi ai problemi. Per questa ragione, risulta fondamentale iniziare con lei un percorso che sarà utile ad individuare e valorizzare le sue risorse personali. Ovviamente, questo richiede del tempo e delle fatiche non indifferenti, ma è inevitabile per poter restituire alla persona “potere” che ha perduto.
Laura Bernardi